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Che cosa può “fermare” Dio?

Si può davvero “fermare” Dio, impedirgli persino di agire? In un certo senso, secondo il Vangelo di Marco, sembra di sì. Gesù non può operare miracoli e guarigioni se si imbatte nella “apistìa”, la mancanza di fede o, se vogliamo, la “diffidenza”. Se la fiducia nel Maestro può qualunque cosa, la sfiducia e il pregiudizio, possono rendere inefficace persino la potenza di Dio.

È il mistero del rifiuto, sperimentato da Gesù stesso proprio nel suo paese, tra i suoi parenti, nella sua stessa casa. Gesù torna nella sinagoga di Nazareth a predicare, ma inutilmente. Tutti i suoi compatrioti lo snobbano, lasciandosi condizionare dalle facili etichette.

Nell’economia narrativa dell’evangelista, si tratta di un racconto di passaggio. Si sta infatti chiudendo un atto per passare al successivo, ancora più importante. Finora Gesù ha compiuto segni e annunciato messaggi, ha compiuto miracoli e raccontato parabole. Ora però sono proprio i seguaci di Gesù che stanno per essere chiamati in causa. Non possono più restare spettatori. Gesù li chiama a scendere nell’arena, come agnelli tra i lupi. La loro missione non comincia dal successo, ma dal rifiuto.

È chiaro perciò fin da subito che seguire Gesù non è certo una passeggiata. Ma il mistero del rifiuto ne nasconde uno ancora più profondo: quello pasquale, perché esattamente in quel rifiuto si nasconde il passaggio decisivo: quello della morte che diventa resurrezione, di una negazione che diventa affermazione, secondo la logica del seme più piccolo che diventa un albero capace di dare rifugio agli uccelli del cielo.

Autore: Gianmario Pagano

Scrittore, autore, sceneggiatore, insegnante, prete romano.

Un commento su “Che cosa può “fermare” Dio?”

  1. L’episodio di Gesù nella sinagoga di Nazareth, rifiutato e deriso da compaesani e familiari ci svela un aspetto della realtà che molto spesso ci sfugge, e cioè che spesso non riusciamo a vedere ciò che ogni giorno è davanti ai nostri occhi. Perché molto spesso desideriamo l’irraggiungibile senza accorgerci che Dio è davanti a noi, lavora con noi, condivide le nostre gioie e i nostri dolori.
    L’uomo vede ciò che vuole vedere e di conseguenza non vede ciò che non vuole vedere. Ecco perché dobbiamo aprire il nostro cuore a Dio, per cambiare la nostra mente e aprire il nostro cuore
    Strano che gli ebrei di quel tempo non si ricordassero che anche il re Davide era un semplice pastore quindi non avrebbero dovuto stuirsi che il Messia fosse un carpentiere.

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