È una buona idea mettere delle telecamere in tutte le classi per monitorare le lezioni?
Ogni tanto si torna a parlare di telecamere a scuola e, nello specifico, a telecamere installate proprio nelle classi.
Una legge che prevedeva l’installazione di telecamere in ogni classe stava per entrare in vigore già nel 2016. Il testo era stato approvato dalla Camera, ma poi è stato fermato l’anno dopo dal Senato.
Il consiglio regionale della Lombardia ha approvato, il 27 novembre del 2018, l’installazione non obbligatoria, ma solo su base volontaria, di sistemi di video-sorveglianza a circuito chiuso negli asili nido. Ovviamente le leggi non sono gratis, perciò la legge prevede uno stanziamento per il 2019 di 600 mila euro.
“Telecamera sì – telecamera no” è stato anche un sondaggio sulla pagina di “bella prof”. Avete partecipato in massa e con grande entusiasmo, non limitandovi a votare, ma a condividere con passione il vostro parere.
Colgo l’occasione per ringraziarvi tutti, specialmente per la civiltà mostrata nel sostenere idee spesso discordanti. È difficile incontrare su Facebook una community così eterogenea, ma anche così impegnata e civile come quella di “Bella prof!”.
La maggioranza si è mostrata favorevole, ma penso sia arrivato il momento di darvi il mio parere.
Bisogna fare una premessa: esiste già una legge che prevede l’uso delle telecamere a scuola. Ma la normativa vigente le permette solo per sorvegliare gli ambienti, vietandole in classe, fatte salve alcune gravi eccezioni.
In pratica perciò ciò di cui discutiamo è se sia opportuno metterle in un angolo della classe, magari sul soffitto, accese e funzionanti, per tutta la durata delle ore di lezione, in modo continuativo e ordinario.
Personalmente, al contrario della maggioranza, NON sono favorevole.
Per almeno 5 motivi.
1) Primo motivo: non esiste una vera emergenza.
Mettere telecamere in tutte le classi, rischia di essere una risposta inutile a una esigenza creata da un effetto mediatico. Non mi sembra opportuno fare leggi – che, detto sempre per inciso, costano molti soldi – per rispondere all’emozione anziché venire incontro a un effettivo bisogno.
Detto in parole povere: a scuola il bullismo o gli abusi si verificano, ma raramente assumono proporzioni davvero preoccupanti.
La scuola non è un paradiso, ma in quasi tutte le scuole la stragrande maggioranza degli insegnanti sa tenere sotto controllo una classe, anche se si fa un fegato grosso così.
L’anno scorso, quando si parlava dei fatti di bullismo a… alcuni amici mi domandavano che cosa stava succedendo a scuola e mi guardavano come un veterano scampato alla guerra in Afghanistan. Questo perché il fatto che si riproponessero continuamente le immagini del bullo che minacciava il professore [fig.], mobilitava l’emergenza nazionale. Ma, secondo me, non c’era e non c’è alcuna emergenza, se non in determinati casi e sicuramente non a livello nazionale.
2) Le telecamere sono un elemento di sorveglianza esterno che interferisce con uno scopo educativo.
In pratica: se non ci sono situazioni gravi da monitorare, mettere tutti sotto controllo serve a poco, se non a nulla.
Anzi, la presenza delle telecamere può diventare un elemento di interferenza e di disturbo, portando dentro le classi discussioni e tensioni che sono esterne alla scuola.
Facciamo un esempio calcistico. Da quando si usa il var in campo, non si hanno per questo meno falli e un gioco migliore… né si è certo posto fine alle discussioni infinite fuori campo.
Ma se pure il var risolve qualche problema nel calcio, la differenza con la scuola è enorme. Il lavoro educativo non è uno sport e, soprattutto, non è uno spettacolo per il quale si paga il biglietto. Una scuola con le telecamere è solo una scuola più controllata, non un posto educativo migliore
3) Il contesto.
Il paragone con il var, per quanto farà rizzare i capelli a qualcuno, mi da lo spunto per un altro motivo contrario: le telecamere offrono immagini che vanno interpretate ma che, se filtrano all’esterno, sono frammentate e fuori contesto.
Facciamo un esempio. Ricordare il famoso video del bullo? Giravano due riprese in particolare (che si trovano ancora su Internet) in una si vedeva un ragazzo che minacciava un professore perché gli mettesse sei, nell’altra un ragazzo che gli si avventava contro a testa bassa con il casco.
Se ne è parlato molto e il giudizio prevalente che circolava era che il professore non sapesse fare il suo mestiere, perché restava impassibile senza battere ciglio. Qualcuno si domandava persino perché non avesse reagito (e girava anche qualche vignetta che immaginava il prof mollare un bel ceffone…).
Io penso, al contrario, che quel prof, che ha continuato a fare il suo mestiere restando in classe e, soprattutto, mantenendo la calma – proprio quel prof – meriterebbe un monumento (che ne dite, tra parentesi, di un monumento all’insegnante “ignoto” che combatte per la patria ogni giorno, dimenticato spesso come un soldato giapponese ancora in guerra sull’ultima isola del pacifico?).
Il problema, nel giudicare quelle immagini, è che si prestavano a fomentare gli animi ma erano tutte fuori contesto. Non sapevamo nulla di quella classe. Non sapevamo nulla di quei ragazzi e di quell’ambiente.
Io in quella scena ho visto, come prof, un ragazzo in evidente difficoltà sociale e relazionale davanti a un professore che reagisce esattamente come si dovrebbe reagire in una situazione del genere: restare fermo a tenere il punto senza fare una piega.
4) Le telecamere in classe sono puntate sulle persone, non su un ambiente.
Non è come metterle all’ingresso o in un corridoio, o all’entrata della segreteria o della sala professori. Le telecamere in classe sorvegliano gli alunni, cioè bambini e adolescenti, e soprattutto i professori, cioè dei lavoratori mentre esercitano il loro mestiere.
Qui la faccenda diventa complicata, perché si perde il conto delle complicazioni normative che tutelano sia le riprese dirette dei minori, sia quelle dei lavoratori.
5) Infine: non è più sensato investire di più sull’educazione che sulle forme di controllo?
Questo vuol dire avere non solo ambienti migliori, ma insegnanti migliori. Lo so che è impopolare dirlo, ma, se ci sono soldi per la scuola, occorre usarli per sostenere di più gli insegnanti che sono già i veri responsabili e sorveglianti della classe. Se non vogliamo pagarli di più – come sarebbe comunque giusto, e adesso che l’ho detto linciatemi pure – allora facciamo lavorare più insegnanti in classi con meno alunni, in condizioni più gestibili, in modo che possano condurre meglio il rapporto con i loro allievi.
Un buon insegnante vale più di tutte le telecamere del mondo.
Fatemi sapere che cosa ne pensate nei commenti.
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Bella a tutti!
Per approfondire:
Il professore non è un arbitro! Anzi dovrebbe essere l’avversario!