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Che cosa significa credere che Cristo è risorto?

Non si tratta solo di decidere se credere o no al fatto che un morto sia tornato in vita. È molto di più.

Forse avrete visto le immagini di papa Francesco al Cairo insieme al papa dei copti, Teodoro. Con loro si sono riuniti i rappresentanti di quasi tutte le chiese cristiane del mondo. Gente apparentemente diversa, che veste in modo diverso, che prega e celebra la propria fede in modo diverso. Ma che cos’hanno davvero in comune tutti i cristiani di ogni genere e specie nel mondo? Credono nella Resurrezione di Gesù.

Ma che cosa significa credere nella Resurrezione?

La prima cosa che ci viene in mente è che qualcuno morto sia tornato in vita. È corretto, ma non può essere tutto qui. Ci sono molti racconti di gente tornata viva dalla morte. Anche oggi se ne parla, e si tratta persino di racconti verosimili. Poi ci sono i miti dei popoli antichi, pieni di racconti di resurrezioni, e tantissimi racconti che si rifanno a questi miti: persino nei fumetti e nei cartoni animati ci sono personaggi che tornano dalla morte più forti di prima.

Ma tornando alle cose serie, la Bibbia stessa racconta di molte resurrezioni. Tanto che anche secondo i Vangeli, i nemici di Gesù, che credevano nella Bibbia, si aspettavano che i discepoli avrebbero potuto raccontare in giro che Gesù era tornato dalla morte e, proprio per questo, non credettero ai loro racconti.

Alcuni di voi direte: “Ma che dici, prof? la risurrezione di Gesù è accaduta VERAMENTE. Questa è la differenza!”. Beh, sappiate che nemmeno questo riesce davvero a impressionare.

Perché dovrebbe riguardarmi infatti il racconto di uno che è morto e poi viene visto vivo? Anche se si trattasse di un fatto realmente accaduto?

La domanda vera perciò è: perché dovrebbe riguardare me? Che differenza fa, nella vita quotidiana, ritenere ancora vivo qualcuno che prima era dato per morto?

Due discepoli, dopo la morte e la sepoltura di Gesù si allontanano da Gerusalemme per andare in un posto chiamato Emmaus. Non era un posto importante, ma era famoso perché gli ebrei avevano vinto lì, in passato, una famosa battaglia che li aveva liberati dall’oppressione dei nemici greci. A Emmaus, Israele, lottando, aveva ritrovato la libertà. I discepoli stanno andando lì, ma, secondo il racconto, è un percorso che fanno non solo con i piedi, ma con la mente. Per loro, che ora non credono più in Gesù, le cose hanno un senso se si arriva lì, a Emmaus, a quella libertà che quel posto rappresentava. Per tutto il Vangelo, Gesù ha invece camminato verso Gerusalemme. Anche qui, non si tratta solo di un posto, ma di uno scopo di vita. Gesù è andato a Gerusalemme per dare la vita per morire sulla croce. I discepoli vanno verso Emmaus per prendersi la propria vita e la propria libertà. Insomma i discepoli vanno nella direzione opposta alla quale Gesù è andato per tutta la vita. Detto in altre parole: il senso della loro vita è diverso dal senso della vita di Gesù.

Che cosa accade ora? Gesù cammina e dialoga con loro su ciò che gli è successo, ma quelli non lo riconoscono. È lì con loro, davanti a loro, ci parlano, lo ascoltano, ma, incredibilmente non riescono a riconoscerlo. Finché… finché non capiscono che Gesù è il senso di tutto, di tutta la storia che hanno vissuto, di tutta la loro vita. Allora, e solo allora, capiscono che era veramente lui. E nel momento in cui lo hanno riconosciuto con la mente, non lo vedono più con gli occhi.

Il punto è che la risurrezione di Gesù non può essere vista solo come un fatto raccontato, riguardo al quale dobbiamo decidere se crederci o no. Il Vangelo dice che dobbiamo capire se vediamo in essa o no il senso della nostra vita, il senso di tutte le cose.

Chi crede nella risurrezione di Gesù ha fatto di Gesù il senso della propria vita. Per questo può incontrarlo, vederlo in chiunque.

L’esperienza di Gesù risorto allora possiamo farla tutti. È la persona, spesso lo sconosciuto, che cammina accanto a noi. Basta guardare la propria vita in modo diverso, basta guardare le cose in modo diverso per riconoscerlo.

Credere nel Risorto non è quindi come credere in un miracolo, ma è vedere Dio in ogni essere umano.

Bella a tutti!

Per approfondire:

Autore: Gianmario Pagano

Scrittore, autore, sceneggiatore, insegnante, prete romano.

Un commento su “Che cosa significa credere che Cristo è risorto?”

  1. E’ molto di più! Cercarlo e trovarlo nel prossimo è come credere che con il battesimo con acqua si diventa figli di Dio. E’ molto di più! Lo dice Lui stesso quando si battezza per volere dello Spirito Santo. Anzi battezza Lui lo Spirito Santo.
    Gesù lo si riconosce SORTO dai moti quando lo SENTIAMO in NOI e ci spiega tutte le SCRITTURE.
    Ma potrebbe essere un uscire fuori di se finché lo si riconosce VERA-MENTE RI-SORTO quando lo RI-SENTIAMO in un PROSSIMO stabilito da LUI e che si fa ri-conoscere che è SEmPRE LUI.

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