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Il più grande di tutti

Chi è il migliore di tutti? L’eroe più grande? Così grande che non si dovrebbe mai smettere di raccontarne la storia? Ognuno ha il suo eroe preferito. Quello di Gesù era Giovanni il Battista. Ma perché? E perché “il più piccolo nel Regno di Dio” è più grande persino di lui?

Chi è il più grande di tutti gli uomini?

Chi è che ha fatto la cosa più grande che si possa fare, che ha fatto la più grande scoperta, la più grande impresa che nessuno può eguagliare, che ha fatto la più grande conquista, che è stato il migliore di tutti, che ha affrontato le sfide e le sofferenze più grandi, che ha vinto le battaglie più difficili, che ha salvato più vite, che è stato così insomma così eroe da essere più eroe di tutti?

Ciascuno di noi ci dovrà pensare un po’ prima di dare una sua personale risposta.
Secondo quanto testimoniano i Vangeli, Gesù invece non aveva nessun dubbio.

“Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista” (Mt 11,11)

“Nato da donna” è un giro di parole ebraico, una “circumlocuzione” per dirla in modo colto, che significa “essere umano”, “appartenente al genere umano”.

Insomma, l’espressione equivale a dire: non è mai spuntato fuori in questo mondo un essere umano straordinario quanto lui.

Anche tenendo conto di chi lo ha fatto, si tratta di un complimento davvero niente male.

Ma che cosa ha fatto il Battista per meritarselo?

Giovanni, detto il Battezzatore o, appunto, il Battista è un personaggio di cui abbiamo certezza storica. Ne parlano fonti extrabibliche e anche lui ha avuto un seguito di discepoli che è sopravvissuto a lungo e in modo indipendente rispetto al gruppo dei seguaci di Gesù.

Che cosa ha fatto di così speciale? Giovanni era certo uno che pensava in grande, che non accettava compromessi, che parlava con libertà e franchezza, che si schierava in favore della verità e la giustizia e non guardava in faccia a nessuno, cantandole a tutti, arrivando a sfidare il potere, in un tempo in cui però sfidare il potere non consisteva nel postare con livore su Facebook, ma nel rischiare letteralmente che ti staccassero la testa dal collo.

Che cosa predicava? Che tutto stava per cambiare e capovolgersi. Che tutto non sarebbe stato più come prima. Predicava un cambiamento imminente e inesorabile: Dio avrebbe fatto presto irruzione nella storia e avrebbe rovesciato come un pedalino l’esistenza di tutto e di tutti. Un messaggio simile a quello dei profeti, ma carico di una visione costruttiva e positiva che altri profeti non avevano. Dio infatti non avrebbe solo azzerato tutto ciò che di marcio, sbagliato, ingiusto c’era prima, ma avrebbe anche finalmente imposto un suo dominio, che niente e nessuno avrebbe più potuto contrastare: il Regno di Dio.

Alla fine, posto di fronte al pericolo e alle minacce, non ha avuto paura e gli è stata tagliata la testa da Erode Antipa, un uomo che voleva diventare re, a modo suo, ovviamente ma che, invece di ottenere una corona perde la testa per primo, non tanto per la danza di una ragazzina quanto per tenere il punto che la parola di un re non si può ritrattare, mai.

Ma neanche il coraggio di morire per una giusta causa è la cosa più grande che ha fatto Giovanni il Battista, secondo me.
Giovanni Battista ha fatto qualcosa di ancora più grande: convincere tanta gente di un messaggio che nessuno, ma proprio nessuno, vuole sentire.

Guardate che non era per niente facile quello che ha fatto. Un’impresa che, al confronto, scalare tutte le cime sopra gli ottomila metri è una passeggiata al parco.

Quale impresa? Provate voi a convincere la gente che i problemi del mondo non sono colpa degli altri, ma sono colpa loro. Una vera mission impossible. Dire a qualcuno “guarda che è colpa tua” è contro tutte le regole del marketing. Se siete venditori e dite a qualcuno che il suo problema è colpa sua, che le sue pentole, per esempio, fanno schifo perché lui le usa male, non riuscirete mai a vendergli un set di pentole nuove.

Provate a dire oggi, che ne so, se volete formare un partito politico o vincere le elezioni, a dire alla gente: “guardate che se c’è ingiustizia, corruzione, evasione fiscale e chi più ne ha più ne metta, è colpa vostra!”. Non c’è niente di sbagliato nel mondo che vi circonda. Siete voi quelli sbagliati, quelli che devono cambiare. È molto facile che si finirebbe odiati da tutti e soli come cani. E già forse, mentre parlo, forse un po’ di gente è fuggita su altre pagine o su altri canali. Pazienza.

Invece Giovanni era bravo. Era convincente. Aveva carisma. E soprattutto praticava quello che predicava, imponendo a se stesso una vita dura ai margini della società.

Giovanni ha fatto davvero qualcosa di straordinario. Ha detto a tutti: non aspettate che Dio cambi il mondo, non state a dare a Lui tutte le responsabilità (al mondo, a Dio) cambiate voi, cambiate in meglio. Non tentate di trasformate le cose, non cercate di cambiare gli altri, non scavate trincee, non alzate barriere, non fate la guerra a nessuno, siate solo onesti con voi stessi e ditevi: “adesso basta, devo cambiare io”.
Ciascuno deve dirsi: “da oggi, non domani, voglio essere l’uomo che desidero diventare”. Io, io stesso, devo essere il mondo come voglio che sia. Sono io che devo cambiare strada, imprimere una nuova direzione alla mia esistenza, ai miei desideri, ai miei progetti e, soprattutto, alle mie azioni. Questa è la radice della parola “convertirsi”: cambiare radicalmente modo di pensare, guardare tutte le cose con occhi nuovi.

Giovanni annunciava il messaggio più difficile di tutti. Ha capovolto la prospettiva. Non ha smesso di indicare le loro responsabilità ai potenti – del resto per quello ci ha rimesso la vita – ma indicava a tutti le proprie, uniche, responsabilità. Mentre annunciava l’imminenza di un’era nuova, invitava tutti a riprendere la vita nelle proprie mani, anche se questo significava fare scelte difficili.

Diceva: “vuoi cambiare il mondo, la società, la tua vita? Smetti di lamentarti e cambia te stesso”.

Per sottolineare il suo messaggio, aveva fatto un’invenzione speciale. Aveva iniziato a proporre un gesto, oggi diremmo una “challenge”, collettiva, simbolica: fare un bagno, immergendosi completamente nel Giordano, come a dire: “ricomincio da capo”, “rinasco di nuovo”, “mi lavo”, ma per lavarmi dentro, per non essere più lo stesso, per concedermi un nuovo inizio, ripercorrendo la strada degli antenati che attraversarono il Giordano per entrare nella Terra Promessa guidati da Giosuè. Questo era il suo battesimo.
Chi si battezzava mostrava la sua adesione a un nuovo modo di pensare e di vedere la vita, in cui ciascuno era chiamato a prepararsi al grande avvenimento dell’arrivo del dominio di Dio, permettendo innanzitutto a Dio di dominare nel suo cuore con la riscoperta della giustizia, dovuta al prossimo prima ancora dell’amore. Perché se al prossimo non dai giustizia, l’amore può diventare una crudele presa in giro.

Giovanni Battista è l’uomo più grande di tutti perché ha reso il servizio più grande di tutti all’umanità e, dunque, a ciascuno di noi: ricordarci che tutto comincia guardando dentro se stessi e mettendo in discussione se stessi.

Non è cosa da poco. Tutti noi siamo quelli che siamo perché possiamo salire sulle spalle di coloro che ci hanno preceduti. Si dice che tutti noi possiamo essere come nani sulle spalle dei giganti. Ma a volte, per salire ancora più in alto, i giganti salgono sulle spalle di altri giganti.

Gesù insomma ha detto: “Giovanni Battista è il mio gigante”.

Il Battista ha fatto in modo che la gente cominciasse a ragionare in un modo adatto ad accogliere la sfida, ancora più grande, della predicazione provocatoria di Gesù, che ricomincia proprio dalla sua: “convertitevi”, cioè “cambiate voi stessi, innanzitutto”, per preparare un mondo migliore dovete essere persone migliori.

Ma c’è un twist finale.

«Fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui» (Lc 7,28)

Perché chi viene dopo di lui, il più piccolo nel Regno di Dio, in questo nuovo mondo predicato da Gesù, è ancora più grande?

Perché è come un nano che è salito sulle spalle non di uno, ma di due giganti.

Bella a tutti!

Per approfondire:

Autore: Gianmario Pagano

Scrittore, autore, sceneggiatore, insegnante, prete romano.

3 pensieri riguardo “Il più grande di tutti”

  1. Bellissimo POSTo per sottolineare che purtroppo rientra anche lui tra i ladri e i briganti che non ebbero il coraggio di dire: “HO A.D.d’OSSO il CRISTO”! Pietro e Paolo, inVECE, se la sentirono di TESTIMONIARLO: “colui che avete crocifisso lo avete avanti: SONO IO”, il primo, e il secondo: “non vivo più io ma è l’IO SONO che vive in me”.

  2. Salve Prof! Sono interessata a leggere un libro su Giovanni il Battista, soprattutto sulle interpretazioni delle sue parole, e vorrei sapere se mi può consigliare qualcuno. Grazie mille

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