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Politico, credente, amico, martire

Aldo Moro, un nome che suona come una campana nella storia italiana del dopoguerra. Una figura che, come un gigante, ha camminato sulla scena politica lasciando impronte profonde e indelebili. Ma Aldo Moro non era solo uno statista; era un uomo spirituale, un amico devoto e un pensatore profondo, qualità che hanno sempre segnato la sua vita e il suo lavoro.

Moro era guidato dalla fede, un credente nel vero senso della parola. Il suo umanesimo cristiano era tanto parte di lui quanto il suo sangue e le sue ossa. Credeva fermamente nell’amore per l’umanità, nell’etica, nella forza nel dialogo, nella moderazione. Aveva fatto propri valori oggi un po’ fuori moda, ma che si riflettevano con vigore nelle sue politiche e nel suo approccio alla vita. Il suo tentativo di trovare un equilibrio tra le proprie convinzioni e la necessità di dialogare con le forze politiche di diverso orientamento è una testimonianza, che le circostanze lo costrinsero a portare all’estremo, della sua dedizione a un’Italia inclusiva e democratica.

Durante il tragico periodo del suo sequestro, Moro scrisse una serie di lettere che rivelano, tra le altre cose, un’intensa spiritualità. Nonostante siano stati al centro di dibattiti e teorie del complotto, questi scritti rivelano al di là di ogni incertezza, una personalità interiore che, nonostante il terribile tormento che stava subendo, non aveva mai smesso di confidare nella giustizia divina e nella possibilità di un futuro migliore.

Ma Aldo Moro non era solo un uomo di fede; era anche un amico devoto. La sua familiarità con Papa Paolo VI ne è un perfetto esempio. I due condividevano una visione comune di umanesimo cristiano, seminato e coltivato a lungo nelle file dell’Azione Cattolica, e la loro amicizia influenzò profondamente la politica italiana e la storia recente della Chiesa. Paolo VI, addolorato dal rapimento di Moro, fece un gesto straordinario offrendosi di scambiare sé stesso al suo posto. Un’offerta respinta, ma che testimonia la profondità del legame tra i due.

Il corpo di Aldo Moro fu trovato il 9 maggio 1978 all’interno di una Renault 4 rossa parcheggiata in Via Caetani, nel centro di Roma. Il luogo era simbolicamente molto significativo: si trova a metà strada tra la sede del Partito Comunista Italiano in Via delle Botteghe Oscure e la sede della Democrazia Cristiana in Largo del Nazareno, proprio a rappresentare l’eliminazione violenta di una possibilità politica che Moro avrebbe potuto realizzare.

Mentre osava andare oltre, nel tentativo di riconciliare ciò che ad altri sembrava inconciliabile o, potremmo dire, parafrasando un funambolismo verbale a lui caro, di trattare in modo “parallelo” persino le “divergenze”, Aldo Moro, il politico, il credente, l’amico, divenne così anche un martire. Un uomo speciale che, insieme ai cinque agenti della sua scorta, non possiamo permetterci di dimenticare.

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